"Dime de qué presumes y te diré de qué careces" (Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò che cosa ti manca)

mercoledì, febbraio 22, 2006

Parallelismo fisico-politico.

I primi quattro quinti di questo post sembreranno non aver niente a che vedere con l' attualità. Cercate di tener duro.

Sapete come nacque la teoria della relatività? Immaginate che in un punto della sua orbita la Terra vada verso una stella A e "dia le spalle" ad una stella B. Teoricamente dovremmo avere l' impressione che la luce della stella A arrivi verso di noi piu' velocemente che quella della stella B.
Questo sarebbe logico, e viene dalle "trasformazioni di Galileo", tanto per fare un esempio: abbiamo due persone nei punti A e B, con un aereo di carta in mano ciascuna, ed una terza, che chiameremo C, che va da A a B alla velocità di 1 metro al secondo. Allo stesso istante le due persone A e B lanciano verso C i loro aeroplanini, alla stessa velocità (rispetto a loro), diciamo 2 metri al secondo. Ma dal punto di vista della persona C l' aereo lanciato da B avrà una velocità di 2+1=3 m/s, mentre quello lanciato da A gli sembrerà andare a 2-1=1 m/s.

Con la velocità della luce delle stelle la cosa non funziona così: gli esperimenti dicono che la velocità della luce è la stessa indipendentemente dalla stella di origine.
A questo punto si impose una scelta.
La prima opzione era dire "Le trasformazioni di Galileo funzionano per fenomeni meccanici, ma non per fenomeni ottici.", che, vista dalla nostra ottica di uomini del XXI secolo e' una stronzata.
La seconda è quella che portò alla formazione della teoria della relatività, ed à a dir poco rivoluzionaria: "Le trasformazioni di Galileo sono sbagliate".

È per questo che leggere che, secondo Berlusconi, la libertà di satira deve fermarsi di fronte ad altre religioni ed altre realtà urta la mia sensibilità di uomo libero e di studente di matematica.

L' ipocrisia e la paura stanno facendoci fare un passo indietro nella libertà pari a quello che faremmo in fisica gettando il lavoro di Einstein nella stufa. Si può vivere lo stesso, magari al calduccio. Ma non potremmo mai puntare alle stelle.