Lettera a Severgnini. Che non verrà pubblicata.
Reazione a http://www.corriere.it/solferino/severgnini/07-04-20/01.spm
Caro Beppe:
Pur dissentendo da quanto sostieni (cioè che chi ha importanti incarichi politici non può e non deve essere proprietario di beni "strategici"), se potessi dare un consiglio al Cav. gli consiglierei di stare distante da Telecom e seguire il vecchio detto cassandresco "Timeo danaos et dona ferentes".
Mi spiego. Secondo me non è importante ciò che un esponente politico ha o è. Conta solo quel che dice e fa. Sotto questo punto di vista Berlusconi ha lo stesso diritto di candidarsi di qualsiasi altro politico e lo stesso diritto di possedere delle aziende come qualsiasi altro imprenditore (Ed infatti in America non esistono normative che regolano il conflitto d' interessi http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/conflittoUsa.html) Eppure vedo esattamente la prima possibilità che paventi: hanno interessi nella cosa. Non è una possibilità, è un dato di fatto. Un proprietario di Telecom italiano sarebbe soggetto allo strapotere della politica italiana, quindi, direttamente o meno, controllabile. Un proprietario straniero (Ed ancor meglio, transatlantico) no. Questo temono i Ds. Per questo il Cav., se vuole fare i suoi interessi (Ed i nostri) dovrebbe rifiutarsi di stare a questo gioco.