"Dime de qué presumes y te diré de qué careces" (Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò che cosa ti manca)

venerdì, luglio 25, 2008

Un veneto in Dobrogea (5) [Diamoci all'alcol, seconda parte]

Mi affascinano i terrazzamenti. Se vi è mai capitato di andare dalle parti di Col San Martino in provincia di Treviso (indovinate perché ci sono andato io) ne vedrete degli esempi mirabili. Non è come le risaie terrazzate in Vietnam, ma oltre al terreno, anche la coltura è diversa.

Qui in Romania, comunque, non sono rimasti con le mani in mano. La politica di efficienza agricola comunista (D'estate i rumeni andavano tutti a lavorare nei campi, anche quelli che non avevano mai visto una zappa, se ce n'erano) (dirigenti di partito esclusi ovviamente) (ma sono pronto a scommettere che il Genio dei Carpazi dieci minuti su una mietitrebbia a collaborare alla battaglia del grano se li sia fatti) aveva come obiettivo di sfruttare fino all'ultimo centimetro quadrato di terreno. Per seminativi o, se il terreno era troppo collinare, per colture arboree.


Ovviamente le viti sono sparite, perché in certi inverni più che di vino si ha bisogno di legna.

Sono rimaste delle viti? Certo, e vengono anche sfruttate.

Non che si veda tanto, ma qualche vigna c'è, ed in cima alla collina c'è una vinicola. Se qui delle viti sono rimaste è perché siamo a ridosso di Tulcea, della città.

E che c'entra, direte voi? C'entra perché nei paesi ci si riscaldava con la stufa, in città ci si scaldava con questi:

Tubi del teleriscaldamento. Non credo che le centrali abbiano funzionato in continuazione, ma quando si fermavano non ci potevi fare niente. Un guaio del teleriscaldamento è che quando si spegne non hai una stufa dove bruciare il legno di vite.

Non so precisamente che isolante abbiano queste tubature, ma se non è amianto ci assomiglia molto.

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