"Dime de qué presumes y te diré de qué careces" (Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò che cosa ti manca)

venerdì, giugno 25, 2010

Un veneto in Dobrogea (11) [...e cadde in Mt 7:1-2]

Beh, dai, oggi mi sforzo a scrivere di nuovo qualcosa.

Domanda: "Come sono i rumeni?" Non i rumeni che vi trovate ogni giorno in Italia, con tutti i preg(iudiz)i ed i difetti che conoscete meglio di me (visto che di rumeni che vivono in Italia io ne conosco... uhm ... errrr... mmmmmh... neanche uno [Vabbe', mi viene in mente Vasile, contitolare de "Le Macine" a Grantortino di Gazzo, ma "scambiare quattro parole una sera" non lo considero sinonimo di "conoscere".]), dico di quelli che vivono in Romania, nel loro "ambiente naturale", nella loro "terra di origine".
Bah, vi diro': questa e' una domanda del kaiser. Ma oggi dovevo fare una commissione a Bucarest: prendere una macchina. Sapete come si fa: si va al concessionario, e bisogna farsi accompagnare, e si torna con la macchina. Sarei anche andato in autobus, ma visto che tanto piove e da fare in ditta non ce n'era, ci sono andato con l'ingegnere agronomo e sua moglie. Seguono stralci di conversazione.

Steluţa-Si e' laureata mia nipote.
Ugo-Ah, che bello! In che cosa?
S-In pr.
U-In che?
S-In relazioni pubbliche.
U-In relazioni pubbliche?
S-Si', noi rumeni siamo bravi ad inventarci cose per prendere soldi.

Cioe', la laurea in relazioni pubbliche non e' altro che una scusa per far arrivare finanziamenti pubblici.
Beh, che c'e' di strano? A cosa servono tutti quei corsi di laurea che hanno un nome piu' lungo di tre parole (e una buona parte degli altri) offerti dalle universita' italiane ? Gliel'ho fatto notare, comunque, eh? Che non si dica che vado all'estero a dire "da noi queste cose non succedono". Ma andiamo avanti.


Steluţa-Da noi quando qualcuno arriva ad una certa posizione non si degna piu' di andare nel campo a zappare. Come diciamo... si dimentica da dove e' venuto.

Attitudine tipicamente rumena.


Steluţa-Gira qui a destra.
Ion-Dovrebbe essere su questa strada...
Andiamo avanti un centinaio di metri, ma il concessionario non appare.
I-Aspetta che chiamo. (Al telefono:) Ho girato a destra uscito dall'autostrada. Dove siete? devo fare inversione di marcia? Ah. Si', d'accordo (mette giu'). Basta andare avanti un altro mezzo chilometro.
S-E' che noi rumeni siamo cosi', se non vediamo scritto ed indicato, ci perdiamo e chiamiamo.

Che dire? Mentirei se dicessi che non avrei fatto lo stesso.


Beh, diciamo che non sono gli unici esempi che potrei portare. Adesso mi viene in mente un camionista che mi ha detto piu' o meno "Il rumeno lavora finche' non muore di fatica", ma quel che voglio dire e': magari mi sbaglio, sto applicando a tutto un popolo (che cos'e' un popolo?) l'atteggiamento che hanno un paio di persone, ma forse il rumeno pensa che tutta una serie di caratteristiche ed atteggiamenti che vede nelle persone attorno a se' non siano proprie delle persone, quanto proprie del suo popolo.
Ed anch'io sto cadendo nella stessa fallacia: sto pensando che tendere a generalizzare al proprio popolo caratteristiche che in realta' sono delle persone sia una caratteristica del popolo rumeno.

Ah, si', sono tornato in Romania.

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venerdì, agosto 01, 2008

Un veneto in Dobrogea (10) [Dai che cope.. dai che cope.. dai che copemo el mas-cio!]

Marius compra un maiale (vivo) da ammazzare a Sant' Ignazio (di Antiochia, secondo il calendario ortodosso il 20 dicembre).

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mercoledì, luglio 30, 2008

Un veneto in Dobrogea (9) [Dove meno te l'aspetti...]

...la bellezza.

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lunedì, luglio 28, 2008

Un veneto in Dobrogea (8) [Buttiamola in politica]


Parte noiosa

Recentemente ci sono state le elezioni locali, mentre questo autunno ci saranno le elezioni politiche. Vorrei fare un paio di digressioni sul sistema politico rumeno.

Per quanto riguarda il livello locale il sindaco è eletto direttamente, a doppio turno. Esiste una figura intermedia, il vicesindaco, eletto dal consiglio comunale, eletto a base proporzionale, mi sembra. La stessa cosa dovrebbe avvenire a livello provinciale, ma non mi sono informato. E, attenzione, la stessa cosa avviene a livello nazionale.

Nella camera c'è un deputato ogni 70000 elettori, nel senato c'è un senatore ogni 160000 elettori. Da quel che ho sentito dovrebbe esserci stato un patto tra i due partiti principali per una legge elettorale maggioritaria, ma quattro anni fa le due camere sono state elette con legge proporzionale, (salvo alcuni parlamentari eletti dalle minoranze etniche, che eleggono un deputato ciascuna): la camera dei deputati a base nazionale, il senato a base provinciale (credo. Non sono stato capace di trovare la legge elettorale).

Coerentemente con le elezioni locali, il presidente, titolare dell'esecutivo, è eletto con sistema maggioritario a due turni. Insomma, un Sarkozy con il parlamento di un Andreotti.

Vabbè, passiamo alla

Parte interessante

La parte interessante di questo post riguarda le campagne elettorali. Io le trovo di un romanticismo e di una concretezza commoventi ed invidiabili.

La campagna elettorale da queste parti si fa (specialmente a livello locale) con le piccole cose: il chilo di farina, la cena, il volantino con la faccia del candidato ed una serie di proposte che non vertono sui massimi sistemi, e con i gadget.

I gadget sono magliette, cappellini, accendini (vedi foto), deodoranti per auto, oggetti di poco valore che vengono distribuiti agli elettori e che gli elettori vanno a farsi dare da tutti i partiti, uno alla volta.

Io li invidio i rumeni. Voglio una politica e delle campagne elettorali come quelle rumene. Non pretendo una democrazia "all'anglosassone", mi basta che sia "alla rumena". Dopotutto sono latini come noi, no? Perché cercare di importare una cultura che non ci appartiene?

Perché dopo le elezioni i rumeni se la prendono in quel posto tanto quanto noi, ma, al contrario di noi, almeno possono dire di averci guadagnato un accendino.

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domenica, luglio 27, 2008

Un veneto in Dobrogea (7)



Oggi sono andato a messa. Ma sono arrivato tardi, verso le 10:40 ed erano già a metà. La liturgia è finita verso le 12:30.

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sabato, luglio 26, 2008

Un veneto in Dobrogea (6)

Questo è il silos di Cataloi, in posizione strategica all'incrocio tra la Braila-Costanza e la Bucarest-Tulcea Di fianco al silos passa una ferrovia, che da una parte va a Tulcea, porto fluviale, dall'altra a Costanza, principale porto del Mar Nero. All'altezza di Braila ci sono ancora i piloni di un ponte sul Danubio mai concluso.
Questo invece è il silos di Baia, che è più grande (tiene qualcosa tipo 50.000 tonnellate) ed è affiancato dalla stessa linea ferroviaria. La storia dei silos di Baia è abbastanza interessante. Il corpo maggiore, quello sulla destra, è stato costruito in epoca comunista, credo nel 1978/79, ma quello più piccolo, ed usato ancor oggi, è stato costruito nel 1943 quando c'era stata l'occupazione tedesca.

Di questi silos in giro per la romania ce n'è un bel po'. Soprattutto per la pianura danubiana, ed ovunque sono vicini ad un canale, un fiume o una ferrovia, magari costruita apposta. Un corso d'acqua che andava a finire nel Danubio, che a sua volta finiva nel Mar Nero, o una ferrovia che andava a finire in casa del consumatore. In Romania, invece, il pane era razionato.
Dopo una rivoluzione e diciannove anni, comunque, in un certo senso le cose non sono cambiate. Una volta il grano rumeno aveva un solo acquirente. Ora ha un solo intermediario.

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venerdì, luglio 25, 2008

Un veneto in Dobrogea (5) [Diamoci all'alcol, seconda parte]

Mi affascinano i terrazzamenti. Se vi è mai capitato di andare dalle parti di Col San Martino in provincia di Treviso (indovinate perché ci sono andato io) ne vedrete degli esempi mirabili. Non è come le risaie terrazzate in Vietnam, ma oltre al terreno, anche la coltura è diversa.

Qui in Romania, comunque, non sono rimasti con le mani in mano. La politica di efficienza agricola comunista (D'estate i rumeni andavano tutti a lavorare nei campi, anche quelli che non avevano mai visto una zappa, se ce n'erano) (dirigenti di partito esclusi ovviamente) (ma sono pronto a scommettere che il Genio dei Carpazi dieci minuti su una mietitrebbia a collaborare alla battaglia del grano se li sia fatti) aveva come obiettivo di sfruttare fino all'ultimo centimetro quadrato di terreno. Per seminativi o, se il terreno era troppo collinare, per colture arboree.


Ovviamente le viti sono sparite, perché in certi inverni più che di vino si ha bisogno di legna.

Sono rimaste delle viti? Certo, e vengono anche sfruttate.

Non che si veda tanto, ma qualche vigna c'è, ed in cima alla collina c'è una vinicola. Se qui delle viti sono rimaste è perché siamo a ridosso di Tulcea, della città.

E che c'entra, direte voi? C'entra perché nei paesi ci si riscaldava con la stufa, in città ci si scaldava con questi:

Tubi del teleriscaldamento. Non credo che le centrali abbiano funzionato in continuazione, ma quando si fermavano non ci potevi fare niente. Un guaio del teleriscaldamento è che quando si spegne non hai una stufa dove bruciare il legno di vite.

Non so precisamente che isolante abbiano queste tubature, ma se non è amianto ci assomiglia molto.

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sabato, luglio 19, 2008

Un veneto in Dobrogea (4)

Oggi sono andato a perdermi.

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mercoledì, luglio 16, 2008

Un veneto in Dobrogea (3) [Diamoci all'alcol, prima parte]


Che nome simpatico ha questa bottiglietta di alcol sanitario... Ti immagini l'ammiccante infermiera ritratta sull' etichetta che ti dice affettuosamente "Mona! te sito fato mae? Vien qua che te meto un cerotìn!". Oppure si potrebbe pensare al significato spagnolo di "Mona", termine che letteralmente indica la femmina della scimmia, ma è usato anche come aggettivo che significa "carina/tenera". Invece no. Mona è il diminutivo di Monica.

Ma c'è un altro uso interessante in spagnolo: "Dormir la mona", cioè smaltire a letto la sbronza. E qui torniamo al veneto: Una persona "co na simia indosso" domattina "Dormirá la mona".

Sventuratamente è qui che andiamo a finire.

L'alcolizzato - quello vero - da queste parti non si ubriaca di birra, vino, ţuica (grappa di prugne) o palincă (grappa di prugne bidistillata). L'alcolizzato rumeno beve alcol medicinale diluito con l'acqua.

- "Ma è bevibile?"

- "Con la Coca Cola va giù meglio."

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martedì, luglio 15, 2008

Un veneto in Dobrogea (2)

He he he... a vedere questa foto mi viene in mente una scena di Trainspotting. Un tizio chiede a Begbie "E TU CHI CAZZO SEI???" Begbie risponde "SÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!!!!!!!!!!!!!" e gli molla un Calcio Nei Marroni (Si merita le maiuscole). Segue rissa.

Il Conducător era di origini contadine. C'è chi dice che lo si nota nell'architettura di regime. Non ha uno stile innovativo, non ricerca soluzioni sorprendenti. Si limita a prendere l'architettura classica, a semplificarla e renderla di dimensioni mastodontiche. Ma bisogna dire che (lui o chi per lui) per l'agricoltura aveva delle idee ecceziunali veramende.

La Romania, ed in particolare la Dobrogea, non ha un clima molto umido, e questo crea problemi all'agricoltura. L'anno scorso ad esempio è stato dichiarato lo stato di calamità naturale per la siccità.

Una cosa invece di cui la Romania è ricca sono invece i fiumi. L'Olt, la Moldova, il Siret, e soprattutto il Danubio. Il progetto era di costruire tutta una serie di stazioni di pompaggio dai fiumi e dai laghi che mandassero l'acqua lungo tubature interrate a due metri di profondità fin nel più sperduto appezzamento di terra. A quel punto ci si attaccava all'idrante con una pompa elettrica (Sì, ci sono ancora i pali di cemento che reggevano i fili elettrici. Sono i fili ad essere spariti) e si irrigava. Sì, quello che vedete è un idrante. Non so se sia mai stato usato. La centrale nucleare di Cernavoda è entrata in funzione solo nel 1996.

Questi idranti sono un bel grattacapo. Le stazioni di pompaggio sono state saccheggiate, i cavi elettrici sono spariti, e chissà quante crepe avranno le tubature sotterranee. Che a volte sono di ferro, a volte di amianto. In definitiva sono inutilizzabili. Ma non sono solo inutili, sono anche dannosi. Immaginatevelo davanti ad una mietitrebbia che sta raccogliendo della colza alta il doppio dell'idrante. Esattamente, un grosso Calcio Nei Marroni.
P.S. Ah, no, non venite a dirmi che basta piantare là vicino un palo con attaccata una bandiera. Nel giro di una settimana sparirebbe.

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domenica, luglio 13, 2008

Un veneto in Dobrogea (1)

Quella che vedete è Ciucurova, capoluogo del Comune omonimo comprendente anche i villaggi di Atmagea e Fântâna Mare. In mezzo alla vallata si nota il tetto dell'orribile blocco di appartamenti (giallo) costruito in mezzo al paese, uno dei tanti residui del periodo comunista. Un po' alla sua destra la cupola della chiesa. Un po' più lontano, alla sua sinistra, il minareto della locale moschea, costruita nel 2005 dalla comunità turca, presente dai tempi della dominazione ottomana.

Se lo osservate su Google Maps noterete che per vedere apparire qualche villaggio nei pressi dovete passare da una scala di circa 1:20000 ad una 1:80000. Il centro abitato più vicino dista in linea d'aria circa 6 km.

Ed in mezzo? Il nulla. Boschi, campi, magari qualche ripetitore per i cellulari.

Per un veneto, anzi, per un padovano dell' Alta come me tutto questo è inconcepibile. La chiesa di Marsango dista a 1,72 km sia da quella di Busiago che da quella di Pieve di Curtarolo, ed è difficile dire dove finisce un paese e ne comincia un altro. Lo si sa perché c'è un cartello con un nome barrato, a cui segue un altro con un altro nome circa dieci metri dopo, ma in realtà è tutto un unico centro abitato. Ed ovviamente i comuni ci guadagnano sopra. Basta mettere un paio di vigili con l'autovelox in posizione "discreta"...

Sembra cehe la cosa non sia casuale. Qualche casa dove ora c'è il nulla doveva esserci, poi è arrivato Ceaushima (Ceaucescu+Hiroshima) che impose di concentrare i villaggi per togliere impacci alle macchine che dovevano lavorare la terra.

Effettivamente in casa nostra l'agricoltura è impossibile. Immaginate un trattore che esce dal capannone del contoterzista, si fa un chilometro, arriva sul campo, lavora tre ettari, esce dal campo, si fa cinquecento metri, lavora sei ettari, esce dal campo, fa ottocento metri, lavora mezzo ettaro, questo pezzo è quadrato e si deve girare quindici volte per lavorarlo tutto... Quanto gasolio ha consumato in operazioni accessorie?

Da quanto ho sentito un trattorista nel periodo comunista doveva consumare due pieni di carburante al giorno. Se non ci riusciva si fermava, apriva il rubinetto del serbatoio e lo svuotava per terra. Al mercato nero ci si scambiava carne, latte, pane. Non gasolio.

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sabato, luglio 12, 2008

Un veneto in Dobrogea, introduzione.

Dopo un mese di permanenza a Ciucurova, nella provincia di Tulcea (che per chi non lo sapesse si trova in Romania), dopo aver visto un po' i dintorni, dopo aver imparato un po' di rumeno, dopo aver parlato un po' con la gente, mi è venuto in mente che ho un blog.
E così ho pensato "Ma perché non raccontare alle moltitudini di miei lettori quel che vedo da queste parti?"
Così ho deciso che scrivere una specie di reportage. Niente di professionale, sia chiaro. Ci saranno molte dicerie di paese e praticamente nessun fatto documentato. È la fortuna di non essere un giornalista.
Iniziamo da un paio di informazioni per le quali già immagino non stiate nella pelle. Tanto per cominciare: cos'è la Dobrogea?
La Dobrogea (in italiano mi sembra si chiami Dobrugia) è una "regione storica" della Romania, compresa tra l'ultimo tratto del Danubio, la Bulgaria ed il Mar Nero. Comprende le province (judeţ) di Costanza e Tulcea. In quest'ultima è compreso il parco naturale patrimonio dell'umanità del Delta del Danubio.
Le regioni storiche romene non hanno nessuna valenza amministrativa. I loro abitanti comunque vi si riconoscono. Un abitante di Galaţi, ad esempio, vi dirà di essere/venire "da" Galaţi, ma di essere Moldavo.
Ed a questo punto la domanda sorge spontanea: cosa ci fa un veneto in Dobrogea? L'ottava provincia del Veneto non era Timişoara?
Beh, sì, ma per fare agricoltura ormai Timişoara è non bruciata, ma carbonizzata e dalle ceneri fredde. La terra costa quanto in Italia, se e quando si riesce a trovarla. E qui in Dobrogea non va molto meglio. Qualche anno fa avevo letto che la nuova frontiera si chiamava Moldova (anche per fare vino). Adesso probabilmente si chiamerà Kazakistan.
Arrivederci alla prima puntata.

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giovedì, giugno 26, 2008

Dumnezeule!

Nu au învaţat nimic?

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