25 aprile 1994
Dalla
STORIA D' ITALIA
Indro Montanelli - Mario Cervi
L' ITALIA DI BERLUSCONI
(1993-1995)
CAPITOLO SESTO
IN PRINCIPIO FU IL LITIGIO
[...] Era lotta senza quartiere: e senza fair play.
Lo si vide pochi giorni dopo, per la ricorrenza del 25 aprile. L' anniversario non era tondo - erano trascorsi quarantanove anni dalla Liberazione - e in una situazione di normalità sarebbe passato con celebrazioni e cerimonie di routine. Alla tentazione di farne un' arma polemica contro la nuova maggioranza, descritta e anche caricaturata come un assemblaggio di forze antidemocratiche e fasciste (o parafasciste) i progressisti non seppero resistere. Per quel quarantanovesimo furono organizzati a Milano - con apporti di manifestanti d' ogni parte d' Italia - un corteo e un comizio multitudinari: che tali rimasero nonostante la pioggia. Si parlò di Liberazione: ma il linguaggio degli striscioni e dei cartelli, immersi in una marea di bandiere rosse, parlò soprattutto d' antiberlusconismo. Le scritte erano inequivocabili: «Nessuna riconciliazione, nessuna pacificazione, anifascismo contro il padrone». «Se il vento fischiava ora fischierà ancora più forte.» «Resistenza e Costituzione per la scuola di tutti contro la berlusconazione di massa.» «Con la destra ci facciamo le pippe.» Umberto Bossi, cui mancano molte qualità importanti ma di sicuro non il coraggio, volle aggregarsi con un gruppo dei suoi al corteo. Ne fu impedito da una marea di scalmanati che urlando «vergogna, vergogna» e «fuori, fuori» fiondavano monetine. Dovette accorrere, per proteggerlo, un consistente schieramento di carabinieri e poliziotti. L' intento politico della celebrazione era lampante, e ancor più lampante risultò per l' atmosfera in cui si svolse: che privilegiava il presente, con i suoi conflitti, rispetto alla rimeditazione del passato. Quest' isistenza partigiana - in tutte le accezioni del termine - fu un errore politico e propagandistico. La pretestuosità della colossale commemorazione saltava agli occhi. Ancor più grave era che i manifestanti, demonizzando la maggioranza uscita dalle urne, associassero implicitamente al fascismo una buona metà degli italiani. (Sintomi di salutare resipiscienza e di saggezza verranno dopo, quando le sinistre capiranno che gli italiani moderati debbono essere convinti dalla moderazione, non impauriti dal fanatismo.)
[...]
2 Comments:
Ma guarda un po'...l'avevo dimenticato..
I comunisti non cambiano mai..sono i più conservatori tra i conservatori, oltre che antidemocratici..
Ciao! :-)
5:32 PM
Ottimo. Bisogna ricordare a tutti chi è che ha "spaccato" il Paese!
Ti cito.
11:23 AM
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