"Dime de qué presumes y te diré de qué careces" (Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò che cosa ti manca)

venerdì, marzo 24, 2006

Il raffinato piacere della provocazione

Premessa: oggi a Padova avrebbe dovuto tenersi un comizio di Fiamma Tricolore, in una piazza anche troppo vicina al centro. Data la reazione da parte dei centri sociali è stato ritenuto opportuno, da parte del prefetto, annullare l' autorizzazione. Oggi magari succederà qualcosa, intanto racconto quel che mi è successo mercoledì sera.

Quel giorno si erano laureati tre miei amici, una tripla occasione per ubriacarsi, e decidemmo concludere la serata in Piazza delle Erbe. Quella sera la piazza era movimentata dalla presenza di gente del Centro Sociale Occupato "Pedro" che chiamava la città alla mobilitazione generale contro l' invasione fascista di venerdì sera. Spiccava uno striscione appeso alle colonne del porticato di fronte a Palazzo della Ragione, che riportava uno dei soliti slogan ad effetto: "L' antifascismo non si arresta" o qualcosa del genere (retorica, tanto per intenderci).
Potrei dire che in quel momento ero ubriaco, ma la verità è che in qualsiasi momento sono stronzo. Presi il mio tratto marker rosso (già usato per disegnare il sangue grondante dalle mani di Diliberto in manifesti annuncianti un suo comizio) ed andai a scrivere sullo striscione la sublime frase (equivalente a 0,6 orgasmi) di Ennio Flaiano: "I fascisti in Italia si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti"... appena finita ¡apriti cielo! Mi trovai circondato. "CHE CAZZO SCRIVI?" "MI DAI DEL FASCISTA?" "CANCELLA SUBITO QUEL CHE HAI SCRITTO!" VUOI CHE TI PRENDA A BOTTE?" Spintoni, insulti e minacce.
La mia risposta è stata semplice: "Mi vuoi prendere a botte? Questo mi sembra un comportamento abbastanza fascista."
"NON ME NE FREGA UN CAZZO SE È UN COMPORTAMENTO FASCISTA: SUL MIO STRISCIONE NON SCRIVI" (detto da gente che vuole l' abolizione della proprietà privata fa ridere, ammesso che non si limiti a volere solo l' abolizione della proprietà privata altrui).
Cercai di spiegargli: "Ascoltami: se sequestrano i server ad Indymedia io sono dalla parte di Indymedia. Se volessero togliere frequenze a Radio Sherwood io sono dalla parte di Radio Sherwood. Se licenziano Biagi, Santoro e Luttazzi (Vabbè, non è andata così, ma se si parla a certa gente bisogna anche abbassarsi al suo livello) sono dalla loro parte". Avrei voluto aggiungere anche "E se qualcuno cerca di tappare la bocca a Fiamma Tricolore con la violenza, io sono dalla parte di Fiamma Tricolore", ma mi interruppero "Va' a dirlo ai fascisti, vediamo cosa ti dicono!" "Adesso cancelli quel che hai scritto" "E se io non volessi?" "Ti prendo a botte" Va bene, prendimi a botte, dái" Mi stavano per togliere gli occhiali, ma non glielo permisi, me li tolsi io.
Non mi presero a botte. Si dissero "lascialo stare, è solo un provocatore", "se ti prendessimo a botte ti daremmo quel che vuoi"... il che è interessante. Colui che usa la ragione, che ragiona (Non dico di aver ragione, magari hanno ragione loro, non so) è un provocatore. Gli dissi "D' accordo, la cancello". Non si nascondeva la frase: era un po' come coprire quel che avevo appena scritto con un pennarello scarico, ma andai fino in fondo: coprii tutto e me ne andai dicendo "A casa mia questa si chiama censura". E me ne andai a continuare a bere con la testa alta. Questo è quel che loro chiamano democrazia. Ne aveva già parlato qualcun altro, e meglio di me, ma è fare cose come queste a darti l' orgoglio di essere moralmente inferiore.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

C'ero pure io in piazza delle erbe mercoledì sera.
Uno schifo,come tutti i mercoledì in cui questi occupano la piazza senza autorizzazione..

La prossima volta ci berremo uno spritz in più alla salute loro.Ciao!

2:53 PM

 

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